cinema Marte - cinema Nobel

la sala nei primi anni ottanta

testo scritto in collaborazione con Marco Ferrari

Nel marzo 1955 al civico 81 di via Ascanio Sforza, lungo il Naviglio Pavese all’altezza della circonvallazione di viale Tibaldi, apre i battenti il Cinema Marte.
L’architetto è Mario Cavallé, che progetta la sala con la volta a botte dall’intradosso granato, suddiviso a grandi tasselli; i lavori vengono eseguiti dalla ditta Talia di Varese.
Il locale fa parte dell’ondata tardiva di sale rionali che – dopo il boom tra il 1921 e il 1945 – si aprono ancora in città: sono cinema periferici di terza visione, ubicati oltre la circonvallazione esterna, con una programmazione che affianca pellicole estremamente popolari, cartoni della Disney, film d’avventura e qualche musical. Queste pellicole sono uscite negli anni precedenti e sono già ampiamente sfruttate sia dalle sale del centro, sia dalle cosiddette sale di “seconda fascia” quando arrivano sullo schermo del Nobel.
Negli anni Sessanta la programmazione offre spesso due film (di qualità assai modesta) al giorno.
Tra le pellicole ospitate dal cinema Marte ricordiamo Un americano a Parigi (Minnelli, 1951) nel 1955, Cantando sotto la pioggia (Kelly, 1952) e Piccolo mondo antico (Soldati, 1941) nel 1956, Le avventure di Peter Pan (Disney, 1953) nel 1957, I sogni nel cassetto (Castellani, 1956) nel 1958, La lunga linea grigia (Ford, 1955) nel 1959, Storia di una monaca (Zinnemann, 1959) nel 1961, Gli inesorabili (Huston, 1960) nel 1962, 24 ore a Scotland Yard (Ford, 1958) nel 1963, Intrigo internazionale (Hitchcock, 1959) nel 1964, Una pistola per Ringo (Tessari, 1965), Matrimonio all’italiana (De Sica, 1964) nel 1965, L’amore in quattro dimensioni (Guerrini, Puccini e altri, 1964) nel 1967.

Nei primi mesi del 1969 il Marte si trasforma nel cinema Nobel (sempre 520 posti). Se nei primi anni settanta la prgrammazione è di qualità complessivamente modesta (abbondano i western marginali e le farse con Franco e Ciccio), la programmazione compie un deciso salto di qualità verso il film d’autore a partire dal 1974, quando il locale passa nella categoria dei “cinema d’essai”.
Tra i film più rilevanti ospitati dal cinema Nobel ricordiamo Lilly e il vagabondo (Disney, 1955) nel 1969, Viva Zapata (Kazan, 1951) nel 1970, Gli intoccabili (Montaldo, 1969) e L’uomo venuto dalla pioggia (Clement, 1970) nel 1971,
nel 1972:
Soldato blu (Nelson, 1970), Uomini contro (Rosi, 1970), Per un pugno di dollari (Leone, 1964)
Vamos a matar companeros (S. Corbucci, 1970) e Milano calibro 9 (Di Leo, 1972) nel 1973, Ludwig (Visconti, 1972) nel 1974, Il Monello (Chaplin, 1921) e Il dittatore dello stato libero di Bananas (Allen, 1971) nel 1975, Prima pagina (Wilder, 1971), L’uomo del banco dei pegni (Lumet, 1964), Alfredo, Alfredo (Germi, 1972) e La grande abbuffata (Ferreri, 1973) nel 1976, Harold e Maude (Ashby, 1971) nel 1977, Hollywood Party (Edwards, 1968) nel 1978, Superman (Donner, 1978) nel 1980, La sera della prima (Cassavetes, 1977) nel 1981, Mon Oncle d’Amerique (Resnais, 1980) nel 1982, Quartet (Ivory, 1981) nel 1983, La scelta di Sophie (Pakula, 1982) nel 1984.
Agli inizi degli anni Ottanta, un gruppo di amatori riuniti nel circolo culturale Torchietto decide di trasformare la sala in teatro. Il locale chiude nel luglio 1981 ma i lavori di trasformazione non hanno inizio per alcune divergenze all’interno del gruppo e il Nobel riapre, sempre come cinema d’essai, nel marzo 1982. In ogni caso nel locale è già presente un piccolo palcoscenico con parti mobili della misura di 6,30 per 9,60 metri, tant’è che ogni tanto la sala viene utilizzata per sporadiche rappresentazioni.
Nell’agosto 1984 - causa la scarsità di spettatori e la necessità di adeguarsi alle nuove norme sull’agibilità - il cinema Nobel d’essai cessa l’attività.
I due gestori, Anna de Velo e Gianfranco Bolognini tenacemente difendono l’idea di uno spazio culturale in periferia e il locale riapre il 6 ottobre 1986 come teatro, con una capienza di 300 posti. Ma anche questa soluzione non sembra riscuotere l’interesse dei milanesi: la sala è ormai troppo periferica per sopravvivere ai mutati costumi con una programmazione tradizionale. Nei primi anni Novanta, si trasforma in Café Teatro Nobel, abbinando cabaret e ristorazione, per poi convertirsi definitivamente in ristorante.
Nel 1996 apre l’El Paso Saloon che, negli anni successivi, cambierà nome in  Casa de la Musica.

 

Il cinema Nobel a fine anni ‘60
Interno sala                                                                           foto*

Il medesimo spazio urbano nel novembre 2009
(per gentile concessione di Marco Ferrari)                                         foto

Il medesimo spazio urbano nell’agosto 2010
L’edificio e l’ingresso dell’ex cinema                                     foto 1 - foto 2
Le uscite di sicurezza, lato destro                                            foto 1 - foto 2
Le uscite di sicurezza, lato sinistro e retro                                foto 1 - foto 2 - foto 3
L’edificio verso Pavia                                                          
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L’edificio verso porta Ticinese                                               
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Vista aerea dello stabile (2010)                                         foto

Articoli da giornali:
“Miracolo, il diavolo fa aprire un teatro” di G. Tesorio
 Corriere della sera, 5 ott 1986
(per gentile concessione di Marco Ferrari)   immagine

Biglietti del cinema
             (anni settanta; per gentile concessione di Marco Ferrari)     immagine

Mappa di Milano (zona Ticinese)
Posizione del cinema                                                              
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Si ringrazia Willy Salveghi per la collaborazione

* foto o materiale di particolare interesse

 

 

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