cinema Dal Verme - cinema Patria - cinema Iris

il cinema Iris intorno al 1960

testo scritto in collaborazione con Marco Ferrari

Intorno al 1920, al civico 19 di via Carmagnola (in seguito piazzale Archinto 3), inizia l’attività il cinema Dal Verme, omonimo del Teatro di via San Giovanni sul Muro. Il nome del locale si ispira probabilmente alla vicina scuola elementare Dal Verme, nell’omonima via, con ingresso su Piazzale Archinto. Interessante notare che negli anni che vanno dal 1920 al 1926 in città coesistono due locali di spettacolo con lo stesso nome, caso unico nella storia dei cinema e teatri milanesi.
Il cinema Dal Verme è una sala a forte caratterizzazione rionale, frequentata assiduamente dagli abitanti della zona: uno stesso pubblico affezionato, con il quale si crea un rapporto di reciproca conoscenza al punto che nel 1924 i manifesti tipografici affissi nel quartiere anziché indicare i prezzi del biglietto d’ingresso - come in genere fanno le altre sale dell’epoca - riportano semplicemente la dicitura “prezzi soliti”. La programmazione propone frequentemente commedie romantiche e film epici hollywoodiani, spesso seguiti dalla proiezione di una comica.
Di tanto in tanto il Dal Verme si presenta come Cinema-Varietà e propone in abbinamento rappresentazioni teatrali e proiezioni cinematografiche; ad esempio nel 1924 lo spettacolo Tecoppa Interprete rappresentato dalla compagnia milanese “L’Ambrosiana” è seguito dal film Il pugnale evanescente; nel 1925, lo spettacolo El Purgatori! è in abbinamento al film L’eredità dei cow-boys; nel 1926 al film Il predone delle rocce arse viene unita la popolare operetta in tre atti Madama di Tebe (C. Lombardo, 1918);
Tra le pellicole più interessanti proiettate al Dal Verme ricordiamo:
nel 1924
La donna dagli occhi d’oro (t.o. Vengeance and the Woman, W. Duncan, 1917), Maciste medium (V. Denizot 1918), Ridolini visconte per amore (t.o. Huns and Hyphens, L. Semon 1918), Il flagello di Dio (F. Mari, 1919), Il padrone delle ferriere (E. Perego, 1919, con Pina Menichelli); Le stelle di Damasco (t.o. Der Stern von Damaskus, M. Curtiz, 1920), Corsa alla felicità (t.o. Jagd nach dem glück, F. Freisler, 1920), Il pugnale evanescente (t.o. The Vanishing Dagger, E. Kull 1920), Il re degli straccioni (t.o. Seine majestat das Bettlekind, A. Korda, 1920), Pia de’ Tolomei (G. Zannini, 1921), Il mistero del Fiacre 333 (t.o. Lucky Carson, W. North, 1921), Fiore del nord (t.o. The Flower of the North, D. Smith, 1921), Saltarello sfortunato (t. or. Hard Luck, B. Keaton, 1921), L’art. 391 del codice penale (Italia, regista sconosciuto, 1922) seguito dalla comica Max e la suocera (con Max Linder), Il mulino degli spettri (U. Del Colle, 1924; cortometraggio)
nel 1925
Nina la poliziotta (G. Guarino, 1920); Tra gli artigli del destino (t.o. Fighting Fate, W. Duncan, 1921) e Il delitto di Caino (G. Guerriero, 1921)
nel 1926
Occhi della foresta (t.o. The Eyes of the Forest, L. Hyllier, 1923)
Il cinema Dal Verme chiude nel 1927; a partire da quell’anno l’identità cinematografica viene raccolta dal più prestigioso teatro omonimo il quale inizia a proiettare film (sempre in alternanza con lirica, prosa, spettacoli di varietà e circo) in maniera più costante (vedi scheda). Il locale di via Carmagnola invece cambia nome e presumibilmente gestione, divenendo il cinema Patria.

Nel 1929 circa al civico 3 di piazzale Archinto, sorto sulla prosecuzione di via Carmagnola, il Dal Verme riprende l’attività con il nome di cinema Patria. La programmazione - nei primi anni d’attività - viene ancora pubblicizzata attraverso l’affissione di manifesti tipografici. Il locale spesso propone la doppia programmazione, incentrata su commedie italiane o francesi e film d’avventura. Sul finire degli anni trenta, la programmazione del cinema inizia ad apparire nelle pagine degli spettacoli dei quotidiani milanesi.
Tra le pellicole più interessanti proiettate al Patria ricordiamo: L’erede dei Zorro (t.o. The Cavalier, I. Willat 1928, con R. Talmadge) nel 1929, La casa degli agguati (Cahn, 1935) in doppia programmazione con La forza dell’amore (Jason, 1936 con Barbara  Stanwyck) nel 1939, Lo vedi come sei?... Lo vedi come sei! (Mattoli, 1939, con Erminio Macario) in doppia programmazione con Ragazze folli (M. Allegret, 1938), Delirio (M. Allegret, 1937) in doppia programmazione con Papà per una notte (Bonnard, 1939) nel 1940, La cortigiana di Siviglia (Maisch, 1939) in doppia programmazione con Un caso disperato (Engel, 1939) nel 1941, Il re si diverte (Bonnard, 1941) e Catene invisibili (Mattoli, 1942 con Alida Valli) nel 1942.
I bombardamenti su Milano del febbraio 1943 danneggiano numerosi cinema, tra questi anche il Patria: i danni sono significativi e la gestione si vede costretta a sospendere l’attività cinematografica.
In particolare è crollata la facciata su piazzale Archinto e la sala, pressoché intatta, viene spogliata dei sedili e perfino dei listoni del pavimento, utilizzati quale legna da ardere. Negi ultimi anni del conflitto la situazione degli approvvigionamenti si è fatta drammatica; freddo e fame prevalgono. Anche gli alberi del piazzale vengono in buona parte tagliati (di notte) e messi ad ardere nelle stufe.

Nel 1947, il posto del “defunto” Patria (intestazione troppo legata alo spirito nazionalistico del periodo fascista) viene preso dal rinnovato cinema Iris (700 posti), dotato di sistema di riscaldamento autonomo (debitamente pubblicizzato sui quotidiani), con orario d’inizio del primo spettacolo alle ore 14:00. L’edificio si trovava al posto dell’attuale moderno condominio (vedi foto): la facciata e l’ingresso davano sul piazzale mentre il lato lungo si sviluppava su via Dal Verme; lo schermo era posizionato all’estremità dello stabile, sempre su via Dal Verme.
La programmazione si incentra su pellicole americane, sfruttando la massiccia offerta a disposizione nei primi anni del dopoguerra, che comprende anche tutta la produzione dal 1938 al 1945 fino a quell’epoca non accessibile al pubblico italiano a causa dell’embargo fascista e del conflitto mondiale.
Negli anni cinquanta, l’Iris, classificato come sala di terza visione, si distingue tra le altre sale della stessa categoria per una programmazione di discreta qualità.
In quel periodo il gestore, l’elegante e simpatico signor Savino, nipote del proprietario, al pomeriggio concede spesso ai ragazzi del quartiere di entrare gratuitamente in sala.
Tra le pellicole più interessanti proiettate nel locale ricordiamo: Beau Geste (Welmann, 1939 con Gary Cooper) nel 1947, Addio per sempre (riedizione di Intermezzo, Ratoff, 1939 con Ingrid Bergman) e Il traditore dei mari (Mendes, 1944 con E.G. Robinson) nel 1948, La bella e il bandito (Nigh, 1947) e Il prigioniero dell’isola degli squali (Ford, 1936) nel 1949, Sepolcro indiano (Eichberg, 1937) e Alto tradimento (Faville, 1949) nel 1950, Il mago di Oz (Fleming, 1939) e Sogno di prigioniero (Hathaway, 1935 con Gary Cooper) nel 1951, Furore (Ford, 1940) nel 1952, Luci della ribalta (Chaplin, 1952),
nel 1954:
La maschera di cera (De Toth, 1953), Dov’è la libertà (Rossellini, 1954 con Totò), Il prigioniero della miniera (Hathaway, 1954 con Gary Cooper),
nel 1955:
Ulisse (Camerini, 1954 con K. Douglas e S. Mangano), Come sposare un milionario (Negulesco, 1953 con Lauren Bacall e Marilyn Monroe) e Pane, amore e gelosia (Comencini, 1954),
nel 1956:
Fascicolo nero (Cayatte, 1955),  Pane, amore e… (Risi, 1955) e Via col vento (Fleming, 1939)
Michele Strogoff (Gallone, 1956) e Come le foglie al vento (Sirk, 1956) nel 1957,
nel 1958:
Orizzonti di gloria
(Kubrick, 1957), Mariti in città (Comencini, 1957) e Dottor Jekyll e Mr Hyde (Fleming, 1941)
Vertigine (Rapper, 1958) nel 1959, Duello al sole (Vidor, 1948) e Brevi amori a Palma di Maiorca (G. Bianchi, 1959) nel 1960,
nel 1961:
Le olimpiadi dei mariti (Bianchi, 1960), I teddy boys della canzone (Paolella, 1960), Pagare o morire (Wilson, 1960)
Don Camillo Monsignore ma non troppo (Gallone, 1961) nel 1963
Intorno all’estate del 1959 il cinema chiude alcuni mesi per ristrutturazione e rinnovo impianti, per riaprire nell’autunno dello stesso anno. In seguito, a soli due anni di distanza e precisamente sul finire del 1961, il cinema chiude nuovamente - probabilmente per problematiche legate alla gestione del locale - per riaprire solo nella primavera del 1963.
Tuttavia, si tratta del canto del cigno: dopo alcuni mesi di programmazione, nell’autunno 1963 il cinema Iris chiude definitivamente. L’edificio viene abbattuto e al suo posto sorge un condominio residenziale.

 Il cinema Patria attorno al 1938 (testo di Giovanni Tedeschi)

Sull’angolo di via Dal Verme angolo P.le Archinto si trovava il Cinema Patria.
La facciata del fabbricato dava sul piazzale, l’ingresso era tra due ampie vetrine nelle quali, oltre ai manifesti colorati del film in programmazione, venivano anche esposte le foto delle scene più interessanti del film al fine di illustrare  meglio il tipo del suo contenuto.
Queste foto venivano attentamente esaminate dai potenziali spettatori e se non erano, per epoca, personaggi ed ambienti illustrati, di gradimento, si rinunciava a varcare la soglia dell’ingresso.
L’importanza delle sale cinematografiche nell’animo della popolazione dell’Isola (mi riferisco a questa in particolare trattando del cinema Patria) non può venire compresa dalle generazioni attuali se non si riesce a riportarle, con il pensiero, a quegli anni.
Ricordo che la stragrande maggioranza dei lavoratori della zona erano per lo più operai ed operaie del Tecnomasio Italiano Brown-Boveri o bassa manodopera presso la Stazione Centrale, con paga settimanale i primi e magre paghe quindicinali i secondi. Chi di questi poteva permettersi il biglietto del cinema, almeno settimanalmente, era un privilegiato se si considera che quasi tutte le famiglie facevano la spesa di giorno in giorno (non c’erano né frigoriferi, né supermercati ed il mercato all’aperto bisettimanale di zona, non era assolutamente paragonabile per estensione a quello attuale), nei negozi “ cul librett” nel quale il negoziante segnava l’importo della spesa il cui ammontare totale veniva regolato appena presa la “busta” per iniziare immediatamente le nuove spese a credito. I negozianti, panettiere (prestinaio, fornaio), lattaio, macellaio, ortolano, non se la passavano male ed erano, esclusi i primi che lavoravano dalla sera al mattino, i più assidui frequentatori serali delle sale cinematografiche. L’Isola era popolatissima e quindi, malgrado quanto sopra, il cinema Patria faceva ogni sera il tutto esaurito. La platea era di due ordini, le file di “seconda”, che occupavano più dei due terzi della platea da un metro dallo schermo, (nelle prime file gli spettatori lo guardavano con il collo tutto rivolto all’indietro) ed i cui sedili ribaltabili e schienali in legno, avevano la struttura in ferro. Le file di “prima” erano quelle finali ed i sedili, sempre ribaltabili erano in legno, un po’ più confortevoli però rispetto a quelli di “seconda”.
Nella sala di ingresso, profonda tre o quattro metri e larga come tutta la facciata, si trovava la biglietteria, un bancone semicircolare in legno, un pò sopraelevato sul quale trovavano posto i blocchetti dei biglietti e, dietro, la cassiera; al Patria, allora, sempre, una con l’aspetto matronale. I biglietti erano di colore diverso a seconda se di “prima” o di “seconda” e se normali o ridotti (militari o ragazzi, metà prezzo). Bambini in braccio o seduti sulle gambe dell’adulto, gratis.
Acquistato il biglietto, dopo lo strappo del cedolino da parte del controllo, si poteva accedere alla sala nelle file di “prima” o di “seconda” da due accessi diversi, a seconda del biglietto acquistato, e scegliersi il posto a sedere, se ce n’erano di liberi, altrimenti si stava in piedi nei corridoi laterali. Si poteva accedere anche a spettacolo iniziato e ci si può immaginare il disturbo ed il frastuono dei sedili ribaltabili cigolanti, le file erano così vicine che per lasciare accedere ai posti interni occorreva alzarsi, il sedile cigolava, e risedersi, il sedile cigolava ancora.
Si fumava, tutti uomini e ragazzi fumavano, le donne non ancora, al cinema.
La sala era talmente e costantemente piena di fumo che il cono luminoso della proiezione si stagliava nel buio della sala come il faro abbagliante di un auto nella nebbia più fitta.
Nelle ultime file di “prima” si installavano le coppiette, normalmente poco interessate al film ma con le spalle messe al sicuro.
I film erano normalmente in due tempi, qualche volta, per la loro lunghezza, in tre tempi. Al termine di ogni tempo si accendevano le luci, nelle ultime file ci si ricomponeva, e lungo i corridoi laterali passavano due ragazzi con davanti appesa una cassetta con le bibite : gazzosa, agretta ed aranciata. Bibite del Nesossi che aveva l’imbottigliamento nella vicina via Cola Montano.
Io ho fatto in tempo a vedere le ultime bottigliette con “la pallina”, prima dell’avvento dei “tappi corona”. Erano, quelle bottigliette, riempite di bibita ed addizionate di gas per il  frizzante. Una pallina di vetro verde opaca di misura un po’ superiore al collo della bottiglietta era spinta verso l’alto dalla pressione immessa. Per bere occorreva spingere con un dito la pallina verso l’interno, questa cascava sul fondo della bottiglietta e ne lasciava libera l’apertura.
Tra un film e l’altro veniva, credo obbligatoriamente da parte del Regime, proiettato quello che allora si chiamava “film Luce” e che nel dopoguerra avrebbe lasciato il posto alla “Settimana Incom”.
Applausi intensi e continui da parte del pubblico. Parate militari, camice nere, scene di guerra dei vari fronti di guerra di allora.
Fischi, tanti fischi, quando si bruciava la pellicola e l’operatore doveva impiegare qualche minuto per la sua riparazione. Gli spettatori si immedesimavano nelle azioni del film. Famoso era il “ riven i noster” e lì battito dei piedi sul parquet del pavimento e delle mani sui braccioli del sedile, un fracasso indescrivibile. Nelle scene particolarmente commoventi, tossi e soffiature di naso molto rumorose e coinvolgenti
Poi c’erano i salti di immagine, cioè si vedevano  sullo schermo le metà delle immagini proiettate in modo invertito e magari l’operatore si era allontanato dalla cabina di proiezione.
Allora la platea all’urlo di “ quadro, quadro, quadro” si scatenava fino a che la proiezione riprendeva regolare. La tensione era continua in platea sino al termine del film.
Durante gli estati il caldo era insopportabile in quella sala. Venivano allora aperte le porte sul fianco, sulla via Dal Verme, ed in alto, sullo stesso lato, dei grandi fori rotondi con chiusure in lamiera. Questo dava un leggero sollievo agli spettatori e procurava un certo numero di “portoghesi” che si godevano dall’esterno qualche scena del film gratuitamente.
Il cinema serale era una meravigliosa evasione per coloro che se lo potevano permettere.
Non c’era la televisione, non si sapeva neanche cosa fosse; in quel rione l’illuminazione nelle case era a “forfèt”, cioè la società elettrica faceva un contratto dove il costo mensile del consumo veniva stabilito fisso e contenuto con l’obbligo però di avere, per ogni stanza, una sola lampadina di non più di 15 candele. La radio c’era in una famiglia su dieci. Gli unici altri locali in cui ritrovarsi erano le “osterie” ma qui i frequentatori venivano messi all’indice.
In media si viveva in due persone per stanza e, nelle case di ringhiera come quelle dell’Isola ogni famiglia viveva in due locali con l’acqua all’esterno sul “ ballatoio” (strano nome per un corridoio esterno non più largo di 80 cm.! ) ed il “cesso alla turca” in fondo alla ringhiera, uno per 7-8 famiglie!
Quegli ambienti invece che nei film si potevano vedere erano cose da sogno per i più.
Quelle emozioni che si potevano provare, di qualsiasi origine o natura, al cinema, non potevano nascere nella vita di ringhiera. Ecco perché il Patria era sempre stracolmo la sera.
Quella bomba che lo colpirà nel febbraio del 1943 oltre che a demolirne la facciata con la biglietteria colpirà al cuore anche tutti gli abitanti dell’Isola. Me compreso.

 

Manifesti tipografici del cinema Dal Verme (fonte: Cineteca Italiana  www.lombardiabeniculturali.it):
1924
Pia de’ Tolomei – 1 e 2 mar                                                                                
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Corsa alla felicità; Il padrone delle ferriere; Maciste medium – dal 10/13 mar   
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L’art. 391 del codice penale   – 12 e 13 mag                                                      
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Fiore del Nord; Amore in fuga– il 21/25 lug                                                        
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La donna dagli occhi d’oro – il 23 e 24 ago                                                         immagine
Ridolini visconte per amore; Fridolin dentista; Saltarello sfortunato – 30/31 ago immagine
Le stelle di Damasco; Il flagello di Dio; Il re degli straccioni – dal 22/26 set        immagine
Jack il poliziotto; Il mulino degli spettri (e rappresentazioni teatrali Il cantico dei
cantici
, Un chiodo nella serratura e Un uomo d’affari) – 3/4 dic                       
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Il pugnale evanescente (e rappresentazione teatrale Tecoppa interprete)-19 dic     immagine
1925
Nina la poliziotta; Il delitto di Caino – 27 feb                                                     
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Fra gli artigli del passato 4 e 5 apr.                                                                    
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1926
Occhi della foresta – 1 e 2 nov                                                                           
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Predone delle rocce arse (e l’operetta Madama di Tebe) - 13 e 14 dic                 
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Manifesti tipografici del cinema Patria (fonte: Cineteca Italiana  www.lombardiabeniculturali.it):
1929
L’erede dei Zorro – dal 28 al 30 giu.                                                                    
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Il cinema Iris intorno al 1960
(per gentile concessione di Stefano Morganti)                                                                     foto

L’insegna del cinema Iris nel dicembre 1958
(per gentile concessione di Giovanni Tedeschi)                                                                   foto

Medesimo spazio urbano nell’aprile 2011
Il nuovo condominio in piazzale Archinto n. 3                                              foto 1foto 2
Il condominio verso via Carmagnola                                                                      
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Il condominio verso via Pollaiuolo                                                                          
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Il condominio verso via Dal Verme                                                                       
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Il condominio verso piazzale Archinto                                                                   
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Vista aerea del sito inerente l’ex cinema Patria/Iris nel 2010                           foto

Annunci pubblicitari su quotidiani
Come le foglie al vento (Sirk, 1956) – tamb. 6 apr. 1957                                      immagine

Scritta “OGGI al cinema IRIS” (per gentile concessione di Willy Salveghi)                     immagine

Mappa di Milano (Piazzale Archinto)
Posizione del cinema                                                                                           
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scheda creata nell’apr. 2011; ultimo aggiornamento: ago. 2017

si ringrazia Giovanni Tedeschi per il suo importante contributo

 

si invitano i numerosi giornalisti e lettori che utilizzano i testi del sito (spesso con semplici copia/incolla) a citare la fonte