La tenda rossa

La tenda rossa:  l’inferno italiano e il paradiso sovietico (1969)

             Nel momento in cui sopraggiunse la catastrofe l’Italia
            aveva già percorso sulla regione polare 7310 chilometri,
            superando così di oltre duemila chilometri il percorso del Norge.
            Di essi 1920 km. di volo avevano avuto luogo al disopra
            di regioni sconosciute dove mai prima d’allora era penetrato
            occhio umano”.
            U. Nobile, Posso dire la verità (1945).

La figura e le imprese di Umberto Nobile costituiscono un perfetto terreno di incontro tra cinematografia italiana e russa e un’occasione d’oro per la propaganda sovietica.
Come noto (si vedano le numerose pubblicazioni del generale) Nobile ha dedicato la parte più importante della propria esistenza alla esplorazione del Polo Nord. Nel 1926 fu il primo a sorvolarlo, insieme con il norvegese Amundsen sul piccolo dirigibile Norge. Due anni dopo, nel maggio 1928, Nobile parte con il dirigibile Italia, un’aeronave assai più grande per una seconda esplorazione che prevedeva anche una discesa al polo (mentre il dirigibile sarebbe dovuto rimanere in aria, in attesa). Il 25 maggio avviene il tragico incidente che distrugge l’aeromobile: nell’urto con il terreno una decina di uomini dell’equipaggio, tra cui Nobile, rimangono sulla calotta artica mentre il dirigibile, senza la cabina di comando, vola verso destinazione ignota e causa la morte degli altri sei uomini (nonostante le numerose ricerche questi ultimi non verranno mai ritrovati).
Le imprese di Nobile vengono più tollerate che realmente supportate dal regime fascista. Dopo il grande successo del 1926 Mussolini si appropria del personaggio Nobile e, cautamente, sponsorizza l’impresa del 1928 sebbene il quadrumviro Balbo - che aveva da tempo stabilito la propria egemonia sulle questioni aeronautiche italiane (nel 1928 era sottosegretario al ministero dell’aeronautica) - manifestasse un’aperta freddezza ne confronti dell’impresa, anche perché considerava (non a torto) superato lo strumento del dirigibile. Basti pensare che, negli stessi giorni (maggio-giugno 1928), egli aveva organizzato una spettacolare e fortunata crociera aerea nel Mediterraneo con il pilota Francesco De Pinedo. Voci maligne arrivano a parlare di una soddisfazione di Balbo per il fallimento di Nobile che gli lasciava campo libero in Italia per le future trasvolate atlantiche del 1930 e 1933.
Di fatto i soccorsi all’equipaggio di Nobile, bloccato nella famosa tenda rossa, furono una delle tante prove dell’eterna disorganizzazione italiana e del nostro carattere nazionale, notoriamente litigioso e individualista, inefficiente e settario. Sono queste caratteristiche dell’animo italico che possono, spesso, risultare utilissime: ad esempio nel 1942-43 gli Italiani nel loro complesso saggiamente si sganciarono il più presto possibile dal regime fascista, lasciandolo andare incontro al suo triste destino (come l’equipaggio rimasto a bordo dell’Italia, volato verso mete ignote e morte certa) ed evitando così il lugubre destino che attendeva invece Germania e Giappone i cui popoli, ben altrimenti compatti ed ostinati, non volevano cedere agli Alleati quando ormai tutto era perduto. Gli Italiani divennero in pochi mesi tutti antifascisti e filoinglesi, anche perché, nel loro intimo, non erano mai stati realmente fascisti, avevano recitato...
Nel caso della tenda rossa, le istituzioni italiane danno una delle loro peggiori prove quanto a correttezza ed efficienza. Sebbene si tratti di un regime a parole ultra patriottico, esso è tale solo nei confronti dei fascisti e dei fedelissimi del regime; il settarismo, malattia originaria degli Italiani, imperversa anche in questi anni. Sebbene il dirigibile si chiami addirittura Italia, Mussolini attende ben dieci giorni (!) dalla notizia dell’incidente  prima di autorizzare voli di ricognizione in aiuto dei dispersi mentre tutte le istituzioni italiane, monopolizzate da Balbo, si muovono con durezza e disinteresse, non lesinando critiche e accuse a Nobile. Così a riportare in salvo il generale sarà un pilota svedese, mentre buona parte dei superstiti verrà ritrovata dalla nave rompighiaccio sovietica Krassin. Gli S.O.S. lanciati quotidianamente dalla tenda rossa vengono intercettati da radioamatori russi e non dalle autorità italiane preposte al salvataggio e presenti a poche centinaia di chilometri dal Polo Nord. Insomma Nobile è un perdente, escluso dalle file del regime (anche perché considerato di simpatie socialisteggianti) e come tale viene trattato. I giornali minimizzano o tacciono per numerosi giorni riguardo all’Italia; quando poi Nobile commette il presunto errore di farsi portare in salvo prima dei suoi sottoposti - scelta comprensibile visto che solo tornando attivo nelle sedi istituzionali avrebbe potuto stimolare e dirigere il salvataggio dei superstiti e la ricerca dei dispersi - la stampa e il regime si scatenano in una campagna diffamatoria che culminerà nelle dimissioni, subito accettate, del generale disgustato dagli attacchi di cui è stato fatto oggetto. Anche i suoi libri, in cui si racconta l’impresa e si motivano le differenti scelte, pubblicati a fatica intorno al 1930, vengono ufficialmente boicottati; Balbo dà addirittura ordine che le biblioteche non acquistino quei testi, tutto ciò mentre in Europa sono numerose le voci e i libri che difendono l’esploratore italiano (si tenga conto che bisognerà attendere il 1948 per avere nuove significative imprese al Polo Nord). Come in altri casi celebri (si veda la questione Toscanini di qualche anno dopo), le istituzioni italiane non esitano a prendere a calci protagonisti spesso di fama mondiale che hanno dato un importante contributo alla vita nazionale (le imprese di Nobile rimangono eventi della storia mondiale delle esplorazioni; ma in fondo analogo discorso potrebbe valere per numerosi politici come Craxi, Andreotti e Berlusconi, prima acclamati, poi trascinati nella polvere) per compiacere i potenti di turno. E’ curioso notare che sulla morte di Balbo (28 giugno 1940), ucciso da fuoco amico “per errore”, si avanzeranno in seguito pesanti ipotesi complottistiche: la popolarità dell’aviatore era ormai giunta a insidiare quella di Mussolini. Chi di spada ferisce...
In ogni caso Nobile, invitato in Urss per collaborare alla costruzione di dirigibili, vi si stabilisce dal 1932 al 1936 (qui lavorerà ancora e senza esito alle ricerche dei dispersi dell’Italia); in seguito farà vita da emigrante, stabilendosi negli Usa (1938-43) e in Spagna per poi rientrare in Italia, dove si farà eleggere tra gli indipendenti del Pci; parteciperà all’Assemblea Costituente e scriverà altri libri per raccontare nuovamente, nel nuovo clima liberale e pluralista della repubblica, l’impresa del dirigibile Italia.

E’ ancora il punto di vista di Nobile quello che anima la colossale coproduzione italo-sovietica che, iniziata nel 1965 - negli anni del disgelo e della distensione segnata dall’ultima fase della dirigenza Kruscev (dopo le tensioni relative ai missili di Cuba) - giungerà al termine solo nel dicembre 1969 con il film La tenda rossa (130 min.) in cui alla sceneggiatura di De Concini si affianca la regia di Kalatozov, grande regista sovietico autore del magnifico, pluripremiato Quando volano le cicogne (1962). Il cast è internazionale e la vicenda ripercorre in maniera abbastanza fedele i fatti noti.
Dunque assistiamo alla partenza e allo schianto dell’Italia, alla lunga odissea dei naufraghi guidati con mano incerta da Nobile (Peter Finch), alla freddezza burocratica e lassista delle autorità italiane rappresentate dall’ufficiale Romagna (Massimo Girotti), all’entusiasmo dei sovietici che, solo due anni prima della stagione orrenda delle stragi dei kulaki, appaiono come il popolo che vive in una sorta di Eden sereno, felice e dominato da un encomiabile altruismo. Sono loro che, decrittato il messaggio radio dei superstiti, comunicano al mondo che Nobile è vivo e organizzano con entusiasmo i soccorsi, quasi si trattasse di un equipaggio russo mentre è Lundborg l’ aviatore svedese (Hardy Kruger) che porta in salvo Nobile. Nel film si illustra anche l’operato di Amundsen (Sean Connery) che, anch’egli, parte subito in soccorso dei naufraghi e muore disperso tra i ghiacci (nel film si immagina che egli abbia ritrovato i resti dell’Italia ma è una delle tante trovate romanzesche della pellicola).
Non si poteva trovare soggetto più filosovietico e più antiitaliano per questa coproduzione  sulla cui lunga e tormentata gestazione si rimanda all’ottimo saggio di Tilde Corsi (reperibile in rete). Ma d’altronde, siccome gli Italiani dell’epoca erano esteriormente fascisti, allora è prassi comune di tutte le arti repubblicane pensare che di quell’Italia si può e si deve dire sempre e comunque tutto il male possibile, dimenticando che essa era semplicemente composta dai nostri nonni e bisnonni (se era gente tanto “demente”, non scordiamoci che noi, volenti o nolenti, da quelli discendiamo...). Qui rientra in gioco il nostro carattere individualista e cinico, settario e spregiudicato, capace di recitare mille parti in commedia e, se necessario, denigrare anche il proprio passato pur di avere un qualche vantaggio nel presente. Ecco dunque la grande megaproduzione italo-sovietica, di notevole valore filmico (in Urss, tra l’altro, uscirà una differente versione del film, più lunga di 30 min. e con un differente commento musicale), impreziosita da un’ottima colonna sonora di Morricone, molto vicina a quella lirica di C’era una volta il West (1968; in entrambi i casi è Claudia Cardinale a ispirare pagine di commosso lirismo al compositore romano) che coglie un buon successo internazionale. Kalatozov sa valorizzare i grandi, freddi spazi dell’artico mentre il cast mette in scena anche una lunga e un po’ tediosa disamina (di stampo prettamente teatrale) dei meriti e delle colpe di Nobile, ritornando ostinatamente sulla questione della sua partenza anticipata dalla tenda rossa laddove, in quanto comandante, avrebbe dovuto essere l’ultimo ad abbandonarla. Il film, pur perdendosi in queste discussioni giuridiche, utilizza con incisività il gioco dei flashback e l’alternanza tra lo spazio immaginario del processo a Nobile (i fantasmi riuniti al cospetto dell’anziano generale) e le spaventose distese del Polo Nord.
Se ritorniamo con la mente a quel 1969 - il film esce in Italia pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana - ci rendiamo conto di quale potente mezzo di propaganda sovietica sia stato proposto alle platee italiane e, per una volta, una propaganda sostanzialmente veritiera, saldamente fondata nei fatti storici. Tutto ciò a riconferma del fatto che il nostro cinema era allora (come oggi in cui è diventato, innanzitutto, prodotto televisivo) egemonizzato dalle sinistre, almeno nella sua parte considerata più “nobile” e “autorevole”. Ne La tenda rossa, di fronte a un’Italia scettica e disinteressata (ma era quella fascista di cui ci si era abituati a dire tutto il male possibile) si staglia il popolo russo che sembra palpitare all’unisono con il destino dell’equipaggio dell’Italia. Perché, dunque, diffidare di una così luminosa realtà socialista, in Italia validamente rappresentata dal più grande partito comunista dell’Occidente? Perché continuare a votare una DC inefficiente, ottusa e soprattutto somigliante a quella dei burocrati fascisti, incapaci di aiutare i loro connazionali in pericolo?

testo scritto nel mag. 2020