The Birds

The Birds: il mondo alla rovescia (1952-63)

                  “Dicono che è cominciato tutto da        quando tu sei arrivata qui. Chi sei? Cosa      sei? Da dove sei venuta? Tu sei la causa     di tutto questo, sei cattiva, sei una        strega”
                  La “madre” inveisce contro la “seduttrice”

A volte Hitchcock adotta un romanzo e lo segue fedelmente (vedi il caso Psycho), altre volte si innamora di un’idea, di una trovata che riformula completamente in contesti nuovi, con l’aiuto di sceneggiatori esperti. E’ il caso di The Birds (marzo 1963; 119 min.; fotobusta) che, dal raccontino omonimo (1952; circa 60 pagine) della scrittrice inglese Daphne du Maurier riprende solo il titolo e l’idea chiave degli uccelli che, di colpo e senza spiegazione, attaccano in massa gli umani.
Il testo originale, ambientato in Cornovaglia, appare un’evidente riformulazione del trauma ancora recente del grande conflitto bellico. Gli uccelli che attaccano dal cielo, costringendo gli umani a rifugiarsi in luoghi sicuri e protetti per un tempo indefinito, esprime l’angoscia di un’Inghilterra sottoposta a quotidiane devastanti incursioni aeree ad opera della Luft-Waffe nazista. Nelle ultime pagine la disperata protagonista, assediata in casa, dice appunto: “<Ma l’America non fa niente?>... <Sono sempre stati nostri alleati, no? Sicuramente l’America farà qualcosa>“, dando voce a uno sconforto che potremmo storicamente collocare nel periodo 1940-41, quando la Gran Bretagna rimase sola a confrontarsi con la potenza hitleriana.
Il film di Hitchcock è tutt’altra cosa. Innanzitutto arriva diciassette anni dopo la fine della guerra e dunque non porta con sé alcuna reminiscenza, consapevole o inconsapevole, di quel genere. Il grande regista affida l’idea chiave della Maurier all’abile scrittore italoamericano Evan Hunter (Salvatore Lombino) - assai più noto come Ed McBain per i romanzi della lunga saga dell’87° Distretto di polizia (il primo è del 1956) - il quale, di fatto, è il vero autore della storia che ci viene raccontata. Certamente egli scrive sotto l’attento controllo di Hitchcock il quale, senza accorgersene, crea una sorta di continuazione di Psycho (1960; vedi). Ben pochi, infatti, si sono accorti della profonda somiglianza dei due film (anzi quasi tutta la critica ha trovato The Birds estraneo ai lavori precedenti di Hitchcock) anche perché nessuno ha letto il dramma di Norman Bates come un gesto di ribellione nei confronti della Modernità. Da qusto punto di vista The Birds costituisce una coerente continuazione dell’horror precedente, con il quale viene a formare un ideale dittico. E’ assai probabile che lo stesso Evan Hunter sia rimasto influenzato da Psycho nel suo creare i personaggi del film. Proviamo dunque a decifrare il nuovo soggetto e a esplicitarne le parentele con quello precedente.
A San Francisco una bella, giovane, ricca ed emancipata fanciulla, Melanie Daniels (Tippi Hedren), nota alle cronache scandalistiche per alcuni suoi gesti eccessivi (un bagno nuda in una celebre fontana romana, evidente citazione da La dolce vita felliniana, ossia dal film che meglio rappresenta, a livello planetario, il delicato passaggio dal “vecchio” al “nuovo” mondo, dalla Tradizione alla Modernità), incontra l’aitante avvocato Mitch Brenner (Rod Taylor) in un negozio di uccelli e se ne invaghisce immediatamente. La coppia recita una strana commediola: lui finge di non riconoscerla e di scambiarla per una commessa, lei sta al gioco ma presto combina i prevedibili guai (un uccellino le sfugge dalle mani e vola per il negozio). Una volta uscito di scena Mitch, Melanie decide di “corteggiarlo”, acquista una coppia di lovebirds (un regalo per la sorellina dell’avvocato) e parte in auto per portarglieli a Bodega Bay, una cittadina sulla costa del Pacifico, a nord di San Francisco. Riesce nell’intento, individua la casa, entra di soppiatto e lascia il regalo; poi, mentre fa ritorno in barca verso il paesino, viene aggredita da un gabbiano: inizia la parte “apocalittica” del racconto, quella che prevede un crescendo di terrore, magistralmente orchestrato dal geniale regista inglese (non staremo ad esaminare le tante eccezionali sequenze poiché è stato già fatto; ricordiamo solamente la scelta decisiva di rinunciare a una colonna sonora convenzionale e di accompagnare i drammatici eventi con una rielaborazione elettronica dei versi degli uccelli: l’atmosfera complessiva rasenta allora la verosimiglianza del documentario, con esiti terrificanti) in quello che è il suo ultimo grande capolavoro (i film a seguire, per quanto riusciti, non riusciranno più a eguagliare gli esiti alti presenti nel periodo 1951-63).
Melanie è dunque una Don Giovanni ancor più decisa della sua collega Marion Crane: entrambe esordiscono con un gesto inatteso e improbabile (il furto dei 40000 dollari di Marion; il regalo della coppia di uccellini) col quale vogliono conquistare l’uomo su cui hanno messo gli occhi; entrambe partono per un lungo viaggio e mostrano un carattere deciso e mascolino; entrambe prendono l’iniziativa, non attendono di essere corteggiate bensì corteggiano apertamente il proprio uomo: sono insomma delle Don Giovanni in gonnella. La situazione dunque rovescia la consuetudine e altera il normale equilibrio dei sessi, con esiti infausti.
In The Birds la situazione è addirittura parossistica: dopo averlo semplicemente visto in un negozio (e averci litigato), Melanie indaga, scopre dove vive, raggiunge la sua abitazione familiare, vi si introduce e impone la propria presenza. Ma non è l’unica donna del film; anzi. Intorno all’isolato e rassegnato Mitch, ci sono solo donne: una madre possessiva (Jessica Tandy) che non vuole separarsi da lui; una graziosa sorellina e una ex spasimante (Suzanne Pleshette) - la maestra del villaggio - subito in aperta rivalità con la nuova venuta. Insomma l’avvocato è sotto assedio come lo sarà, di lì a poco, l’intera comunità di Bodega Bay, assalita dalla furia dei volatili.
Marion Crane provoca apertamente Norman Bates, ne deride il carattere e ne attiva la furia omicida. Melanie Daniels giunge a Bodega con una coppia di uccellini - proprio i Lovebirds in una gabbietta - decisa, a sua volta, a mettere in gabbia il suo avvocato; ma il suo tentativo si dissolve di fronte allo scatenarsi di eventi paranormali di tipo apocalittico: i volatili si rivoltano contro gli umani e li aggrediscono senza motivo. Gli equilibri del sistema non solo vengono alterati, bensì si rovesciano nello stesso modo in cui Melanie ha rovesciato le naturali regole del corteggiamento e della sottomissione femminile al maschio. Ella rappresenta il modello dirompente di una seduttrice attiva e mascolina.
In modo quasi certamente inconsapevole, Hitchcock e soprattutto Hunter, raccontano una natura sconvolta e terrorizzante quale conseguenza dell’arrivo a Bodega Bay della spregiudicata Melanie. C’è tra l’altro chi lo dice apertamente nel film: una povera madre, immagine emblematica della donna tradizionale (come tale antitetica a quella della seduttrice) - quella che ha dismesso i panni della seduzione e che, di modesta apparenza, è divorata dalla sola preoccupazione per la salute dei propri figli - aggredisce Melanie, come si trattasse di una novella strega e le urla che è stata lei a portare questo disastro a Bodega Bay poiché gli uccelli hanno comnciato ad attaccare gli umani da quando lei è giunta nel paesino. Negli autori dunque serpeggia il sospetto di aver creato una grande allegoria visionaria intorno al rapporto tra Tradizione e Modernità, allegoria nella quale si mette sotto accusa l’insopportabile tendenza matriarcale prevalente negli USA, evidente conseguenza dell’ossessiva mania egualitaria, un egualitarismo astratto e stupido, incapace di discernere le differenze che permeano, a tutti i livelli, il mondo reale. Ma non potendo far propria una tendenza tanto reazionaria (in fondo tutto il cinema di Hollywood è sempre stato liberal, spesso vicino alle idee della sinistra più radicale; un autore a suo modo di destra come Kubrick sarà infatti costretto all’ “esilio” londinese), gli autori del film la dissimulano, la attribuiscono a un personaggio secondario e di modesta levatura intelettuale; ma ciò che conta è che, comunque, una voce nel film dice questa verità.
The Birds quindi ripete Psycho, portando il discorso da un livello concreto, realistico e “puntillista”, basato semplicemente sullo scontro tra due psicologie antitetiche, a una dimensione globale e simbolica: le consuetudini rovesciate, presenti nella “commediola” introduttiva, generano una realtà rovesciata nel suo complesso. Gli animali che attaccano gli umani sono solo una proiezione che esplica, in modo straordinariamente efficace, la rottura degli equilibri naturali. Le inquietanti aggressioni dal cielo, inattese e imprevedibili, moltiplicano le coltellate altrettanto imprevedibili che - sempre dall’alto al basso - lacerano il corpo di Marion Crane.
D’altronde, nella sequenza climax del racconto (a suo modo parallela alla sequenza della doccia al Bates Motel) sarà proprio la protagonista a venire aggredita e quasi uccisa dagli uccelli, una sequenza, si badi, del tutto inverosimile e artificiosa (mentre tutti dormono, la ragazza sale da sola al piano superiore ad affrontare una realtà spaventosa che dovrebbe ben intuire) in una pellicola abbastanza attenta a raccontare eventi soprannaturali in modo logico e accettabile.
Dalla casa dei Brenner, assediata dai volatili, è proprio la seduttrice Melanie a uscire sconvolta, fisicamente e psicologicamente distrutta, nonché sorretta da quel Mitch che voleva “mettere in gabbia”.